ACAYA- Correva l’anno 1480,esattamente il 29 luglio quando decine di navi ottomane apparvero alla vista degli otrantini.
Come sappiamo tutti, Otranto non si piegò alle richieste di resa da parte del califfo Pascià’ di aprire le porte della città all’invasore e di convertirsi all’Islam per aver salva la vita,resistendo per ben dodici giorni di assedio.Un piano militare che si sarebbe dovuto concludere solo con la conquista di Roma (ma guarda un pò!)
Furono 800 i martiri decapitati sul monte Minerva,rinunciando alla vita pur di non negare il loro credo e la loro cultura,oltre ai 12000 caduti in battaglia.
In questo contesto tragico anche la famiglia Dell’Acaya fece la sua parte,tenendo fede alla sua appartenenza alla casta militare dell’epoca.
Antonello dell’Acaya barone di Segine (antico nome di Acaya) padre di Alfonso dell’Acaya fu un grande condottiero, tra i protagonisti della liberazione di Otranto,tra i primi capitani a presentarsi sotto le mura di Roca vecchia per prepare l’attacco,con soldati reclutati nel suo borgo.
Inoltre dal castello di Acaya approntò una strategia di difesa per imperdire che i turchi arrivassero indisturbati alle porte di Lecce e utilizzandolo come ricovero di soldati, organizzando delle staffette con gli altri casali per lo scambio di informazioni,soprattutto con quello di Corigliano d’Otranto del suo suocero Colantuono delli Monti.
Dopo la liberazione di Otranto,Antonello dell’Acaya dovette vendere i casali di Salice e Guagnano che appartenevano al suo feudo per ripagare le spese sostenute a causa del conflitto.
Morì nel 1483 e il feudo passò così al figlio Alfonso e che poi questo la tramandò a Giangiacomo che nel 1535 impose il nome della sua famiglia a quella che poi divenne la prima città fortificata d’Italia.