ACAYA.Tutto farebbe pensare ad una spy story,siamo oramai a questo punto per spiegare l’emergenza Xylella nel Salento e di questo se ne’ parlato durante un corso di formazione giornalistica tenutasi a Lecce.Michele Bungaro,responsabile nazionale Unaprol lo ha specificato senza giri di parole,ammutolendo la platea di presenti,partendo dai dati certi,che vorrebbero la produzione italiana di olio di 500mila tonnellate con un consumo di 750mila.Numeri che se accostati a quelli che indicano in 400 mila le tonnellate di olio esportato si capisce che qualcosa non quadra e degli interessi internazionai enormi che sono in ballo.Bungaro si interroga del come mai si vende all’estero olio che sulla carta non abbiamo e del come questo olio venga venduto come “made in Italy” che sanno tutti può avere almeno un 20% in più di prezzo finale al consumatore,dato che un chilo di extravergine italiano vale più di 6 euro,quello spagnolo 3,28 euro e il tunisino a 3,10 euro.La Puglia produce il 40% dell’olio italiano ed è proprio qui che è nata l’emergenza,dove l’interesse di qualche nazione ha potuto infestare il maggior produttore di qualità dell’oro verde,che in ogni modo ne ha abbassato la produzione e mortificandone tutto l’indotto.Proprio in questi mesi ha continuato il comandante de Murrone dei Nas dei Carabinieri ,hanno riscontrato irregolarità di molti produttori che marchiavano olio di provenienza comunitaria come olio italiano,una frode immane per la nostra immagine.Alla fine il consiglio è stato di leggere bene l’etichetta sulle bottiglie e riconoscere al palato il nostro buon olio extravergine così famoso nel mondo.
Tuttavia la domanda che si può porre agli addetti ai lavori è che cosa si stia facendo per proteggere i nostri ulivi,specie quelli secolari,tantissimi presenti anche nel feudo di Acaya,ma su questo ancora è notte fonda,visto anche il menefreghismo delle istituzioni regionali e del territorio.