La tragica perdita del Feudo di Acaya da parte della famiglia Dell’Acaya

ACAYA-Come è noto la famiglia Dell’Acaya prese possesso del Feudo di Segine, (come allora era chiamata Acaya) nel 1294 ,grazie alla donazione a Gervasio Dell’Acaya da parte di Re Carlo D’Angiò per meriti di guerra.

Il Feudo di Segine in quel tempo aveva giurisdizione su Vanze,Strudà,Acquarica,Pisignano,Vernole,Galugnano e Sternatia.

Lo scopo primario era di costruire una fortezza che fosse posta tra la costa adriatica e Lecce, come prima difesa dagli attacchi dei saraceni.

La famiglia Dell’Acaya rimase nel feudo per più di trecento anni e addirittura la rinominarono con il loro nome nel 1535,grazie al loro erede più noto,il barone e architetto militare Giovan Jacopo Dell’Acaya.

Il motivo per cui persero la loro creatura più bella, fù a causa di una fidejussione sottoscritta dal barone Giovan Jacopo,a favore del fiorentino Roberto Pandolfini che poi risultò insovente con il Regio Fisco.

Nel corso degli anni successivi,il barone fù costretto a vendere i casali di Vanze, Acquarica,Pisignano e Vernole e persino gli arredi presenti nel castello.

Nessun avrebbe immaginato che un genio,erede di una nobile famiglia di stirpe guerriera, che aveva pensato e costruito la prima cittadella fortificata d’Italia e difeso Roca ,Otranto e Lecce dalle incursioni saracene, potesse fare una fine così indecorosa,venendo successivamente incarcerato per debiti nelle galere del castello di Lecce,che lui stesso aveva progettato e dove morì nel dicembre del 1570.

Dopo la morte di Giovan Jacopo,l’ultimo della stirpe a possedere Acaya fù il figlio Anton Francesco,IX ed ultimo barone di Acaya, che sopraffatto dai debiti dovette cedere il feudo al Regio Fisco nel 1608.

Nello stesso anno il feudo venne rilevato dai marchesi Delli Monti per 13.820 ducati, ma la famiglia Dell’Acaya rimarrà legata indissolubilmente a questa terra e alla sua cittadella, di cui porterà per sempre il proprio nome,come cita l’epigrafe in latino posta alla destra della Porta di ingresso:

Sotto l’auspicio di Carlo V,Giovan Jacopo Dell’Acaya,cinse di mura questa fortezza,una volta villaggio dei suoi avi,la restaurò,la decorò di edifici pubblici e privati e la chiamò Acaya dal suo nome che,a Dio piacendo,rinnoverà nelle terre salentine il nome dell’antica Acaya di Grecia,da cui i propri avi giunsero in Gallia e poi in Italia

L’opera fù compiuta nell’anno della salute MDXXXV

Stemma della famiglia Dell’Acaya

 

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